domenica 20 marzo 2011

Welecome to violence: due chiacchiere con i M.O.D.


Elettronica oscura e ballabile. Una sigla: EBM. Un concetto: sperimentazione. Loro sono i M.O.D. Da Bari. Parliamone.


D.K.:
Vhelena e Maryhell. Benvenuti su Demolition Kick.
E chi meglio di voi ha l’attitudine a “demolire”…
Prima domanda: essere di nicchia qui, 2011, Sud Italia.

M.O.D.:
ESSERE DI NICCHIA E’ UN ARMA A DOPPIO TAGLIO: DA UN LATO SEI CONSAPEVOLE DI PROPORRE QUALCOSA  DI NON CONVENZIONALE E NON COMMERCIALE CON LE DIFFICOLTA’ CHE CIO’ COMPORTA, PERO’ ALLE STESSO TEMPO CI SI CONSOLA NELL’ ESSERE ORIGINALI APPREZZANDO ANCOR DI PIU’ IL SUPPORTO DELLA GENTE.


D.K.:
La vostra musica trae le sue origini dalla scuola tedesca. Non a caso non è raro che usiate appunto il tedesco nei vostri testi. Di cosa parlate? Quanto un certo tipo di suoni e di atmosfere specifiche spinge ad affrontare certe tematiche dal punto di vista dei testi?

M.O.D.:
SICURAMENTE LA NOSTRA MUSICA TRAE ORIGINI DA QUELLA SCUOLA ANCHE SE LA SCELTA DELLA LINGUA TEDESCA HA PER NOI SOLO UNA VALENZA STILISTICA IN QUANTO SICURAMENTE PIU’ MUSICALE PER IL GENERE CHE PROPONIAMO ANCHE SE CIO’NON TOGLIE CHE CONTINUEREMO A SCRIVERE CANZONI ANCHE IN ALTRE LINGUE. I TESTI RACCONTANO DEGLI STATI D’ANIMO CELATI, DI CIO’ CHE SI HA DENTRO MA CHE NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI TENDIAMO A REPRIMERE, DELLA FRUSTRAZIONE CHE LA SOCIETA’ ODIERNA CI REGALA NEGANDOCI LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE, E SICURAMENTE ANCHE LA MUSICA E I SUONI CHE CREIAMO SPINGONO AD AFFRONTARE CERTE TEMATICHE, NON A CASO I TESTI VENGONO SCRITTI SEMPRE DOPO AVER COMPOSTO LA MUSICA.


D.K:
M.O.D. sta per?

M.O.D.:
Il nome M.O.D. è l’acronimo di Maryhell Oxygen Destroyer…ispiratoci dal film “Godzilla” del 1954, nel quale veniva utilizzata una sostanza, appunto l’Oxygen Destroyer, per distruggere la creatura,ma che allo stesso tempo questa stessa sostanza risulta essere letale anche per gli stessi esseri umani!

D.K.:
Voce e synth. Vi va di svelarci il vostro set-up sia per il live sia per quanto riguarda la produzione?

M.O.D.:
PER QUANTO RIGUARDA LA PRODUZIONE DEI NOSTRI BRANI CI SERVIAMO PREVALENTEMENTE DI STRUMENTAZIONE DIGITALE. IN PARTICOLAR MODO UTILIZZIAMO SOFTWARE QUALI PROPELLERHEAD REASON O ABLETON  LIVE INSIEME AD ALTRI SOFTWARE DI EDITING AUDIO. PER I LIVE IL NOSTRO SETUP E’ COSTITUITO DA MAC, TASTIERA MIDI ED EFFETTISTICA VARIA PER VOCE.


D.K.:
Quanta EBM e quanta sperimentazione? Insomma, qual è la vostra filosofia musicale?


M.O.D.:
LA NOSTRA FILOSOFIA MUSICALE E’ QUELLA DI NON AVERE VINCOLI NELLA FASE CREATIVA DI COMPOSIZIONE DEI NOSTRI BRANI, CIO’ NON TOGLIE CHE QUESTI RISENTANO DELL’INFLUENZA DEI NOSTRI ASCOLTI ABITUALI CHE COMUNQUE VARIANO TRA GENERI DIVERSI…. SICURAMENTE PIU’ SPERIMENTAZIONE .


D.K.:
Grazie mille per il vostro tempo, e teneteci aggiornati sulle vostre uscite e live!

M.O.D.:
GRAZIE MILLE A TE PER QUESTA INTERVISTA E SENZA DUBBIO TI TERREMO INFORMATO.





PER MAGGIORI INFORMAZIONI SUI M.O.D. PUOI VISITARE:


www.myspace.com/maryhelloxygendestroyer
www.reverbnation.com/modbari
www.youtube.com/maryhellxy
www.facebook.com/pages/MOD/113527062030994

mercoledì 16 marzo 2011

Suonare elegante: due chiacchiere con Andrea “Cinik” Senatore.


Compositore, polistrumentista, cantante, performer. Diplomato al conservatorio di Bari in “Musica applicata alle nuove tecnologie”. Da Lecce un musicista completo e capace di interagire con altre forme d’arte.




D.K.:
Ciao Andrea! Bentrovato su Demolition Kick.
Pianoforte. Percussioni. Elettronica. Nuove tecnologie e video. Ascoltando i tuoi pezzi sembra che tu sia in bilico tra passato e futuro. E’ così?

ANDREA:
Si, è così! Mi piace pensare alla musica, come ad un'entità preesistente, un flusso continuo che parte dall'inizio dei tempi e va avanti come una corrente autonoma, piena d'energia ed elettrica. Attraverso questo flusso come un esploratore o un astronauta che vaga in questa non/dimensione in cui il concetto di tempo, e quindi di passato/presente/futuro, è molto relativo. Questa mia concezione della musica, quindi, si riflette in quello che faccio: ogni cosa è funzionale all'espressione.  Se ho bisogno di uno strumento, allora lo uso. Non ho preclusioni di nessun tipo, utilizzo di tutto: qualunque cosa (strumento/oggetto) il cui suono mi attragga o, ancor meglio, mi rapisca. La parola stessa lo dice, sono strumenti quindi oggetti funzionali alla realizzazione di qualcosa; sta a noi scegliere. E' un po' come fanno i pittori con i colori. Il mio percorso musicale “trasversale” poi, mi permette di suonare tutti gli strumenti all'interno dei miei brani.


D.K.:
Ti occupi anche di colonne sonore. Qual è il tuo approccio all’opera in questo senso? Come ti “muovi” insomma?

ANDREA:
La prima cosa che faccio è leggere la sceneggiatura e quindi il soggetto per vedere cosa mi comunica e se mi piace. Poi guardo il film, il corto o lo spot che devo musicare.  Da questo momento inizia una fase che definirei “intima”: mi isolo per lungo tempo e mi lascio “pervadere” dalle immagini cercando, di volta in volta, di tradurre in musica quello che sento. E' un processo che può durare qualche giorno come qualche mese, dipende dalla complessità del lavoro e dal tipo di linguaggio sonoro che scelgo. Spesso mi piace inserire musica “anempatica”, cioè in totale contrasto col mood della rappresentazione, perchè secondo me, proprio grazie alla sua natura, rafforza la sequenza. Non parto con un'idea a priori anzi  cambio continuamente  gli arrangiamenti finchè non mi ritengo soddisfatto. Sono molto pignolo nella composizione: posso passare settimane su un singolo suono e lavorarlo finchè non sento che funziona. Utilizzo molto i suoni nascosti, che apparentemente non vengono sentiti, ma che stanno lì ed influenzano i brani e l'esperienza d'ascolto; per questo motivo consiglio sempre di ascoltare le mie cose in cuffia, proprio per cogliere tutte le sfumature possibili.


D.K.:
Qual è il tuo rapporto con le “macchine”?

ANDREA:
Direi fondamentale! Le considero un'estensione della mia creatività, un mio alter ego. Probabilmente ancora non abbiamo capito del tutto il potenziale che abbiamo sotto le mani. Utilizzo tutto ciò che l'elettronica mi offre: computer, sintetizzatori, drum machine, tastierine giocattolo, giocattoli sonori anni '80 ecc. ecc. Ho cominciato da piccolo col commodore 64 e lo uso ancora! La creazione del suono è irrinunciabile per me: parto sempre dalla forma d'onda, da zero. Non ho mai usato un preset, un suono prefatto o un sample di altri perchè sarebbe come tradire me stesso: è una cosa terribilmente sminuente oltre che scorretta e poco onesta nei confronti di chi ti ascolta. Bisogna essere se stessi e mettersi in gioco del tutto! Credo che avrei fatto lo stesso lavoro anche se fossi nato nel '700 ma vuoi mettere la comodità di avere subito un'idea di come suona un brano?! L'individualizzazione del processo creativo e l'azzeramento dei tempi sono le vere rivoluzioni del digitale...


D.K.:
Numerose collaborazioni, e un bel po’ di soddisfazioni. Il premio Demo Rai per esempio, o un brano pubblicato da Sony/BMG sulla compilation Soundsation, fino alla pubblicazione di un’altra traccia da parte della Stroboscopic Record di Los Angeles. Un ottimo curriculum. Il futuro che colore ha?

ANDREA:
Tutti i colori possibili!Sono un artista che ama spaziare, esplorare nuovi territori e crescere sempre di più. Sono artisticamente imprevedibile, non amo ripetermi. Quando ottengo qualcosa penso subito al prossimo obiettivo, sono molto inquieto ma è un'inquietudine sana e propositiva. Credo molto nello scambio e nella collaborazione, detesto la spicciola competizione soprattutto nell'arte. Ho la fortuna di collaborare con artisti  eccezionali, che mi hanno dato tanto e a cui, probabilmente, ho dato anch'io. Per me viene prima l'elemento umano, poi quello artistico e professionale: se c'è feeling allora è fatta! Così è avvenuto con Giovanni Sollima, uno dei più grandi violoncellisti e compositori post-moderni in circolazione. Dopo qualche ora che ci eravamo conosciuti ci siamo detti: “dobbiamo fare un disco insieme!”, e così è stato!
Ho due dischi in uscita con la Miraloop records: 4 types of me e De/nucleo.
“4 types of me” è un Ep e contiene canzoni cantate, il singolo “The feeling inside” si può ascoltare qui http://soundcloud.com/andrea-cynic-senatore/the-feeling-inside
“De/Nucleo” invece vede il featuring di Giovanni Sollima: è un disco sperimentale e quasi interamente strumentale, un concept sul mito che parte dalla mia volontà di scomporre ai minimi termini il suono per ricostruirlo in modi/mondi alternativi. Potete vedere il video del singolo estratto dal disco ed intitolato “Oceano” qui
Ho appena iniziato a produrre nuovo materiale: vi aspettano tante novità...


D.K.:
Grazie mille per il tuo tempo Andrea. Ti auguriamo tanta fortuna e ti facciamo i più sentiti complimenti per l’alto livello della tua musica!

ANDREA:
Grazie a voi per la vostra disponibilità e serietà, siete una bella realtà e siete proprio quello di cui abbiamo bisogno, specie noi del sud. Bisogna unirsi, fare gruppo: ognuno con le sue peculiarità certo, ma insieme ci si arricchisce e si è più forti. La collaborazione è tutto! Bravi ragazzi, a presto!




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domenica 6 marzo 2011

NEWS ::: KATERFRANCERS+POWERFRANCERS+D-BAG ::: BONITA OUT ::: FLAT FROG

Dopo "Pompo nelle casse" nuova collaborazione tra Katerfrancers, Power Francers e D-bag su Flat Frog. La release uscita il 3 marzo contiene le tracce "Bonita", "Lei che lo vuole" e il remix della title track Bonita ad opera dei Pelussie.
Noi di Demolition Kick abbiamo già ascoltato. Il suono è potente, come ormai ci hanno abituato loro, e Kater è più sexy che mai. Cosa si può volere di più?



mercoledì 2 marzo 2011

RECENSIONE ::: The People Speak – And now, the real news.

Vi avevamo avvisati che era uscito. L'abbiamo ascoltato, e questo è cosa ne pensiamo! 





Un “tonfo” elettronico iniziale e poi l’allegria del campanaccio. Parte così “Dance Dance Dance”,  traccia prima del primo disco dei The People Speak per Tàrock Records. La traccia scorre ammiccante e piacevole dall’inizio alla fine, merito della voce di Mari (suoi anche i synth) e di un arrangiamento elegante ed efficace.
Traccia due: 94 – 96. Intro con atmosfera più riflessiva, ritornello incalzante e spensierato. Il disco prosegue tra le batterie buongustaie di V. (per Ventura) che si districano tra hi hat in levare dal sapore disco e rullate energiche decisamente rock, il microkorg e la voce di Mari perfettamente incastonate tra la chitarra di Niki, il basso di Rob e i cori dei i tre uomini della band usano spesso come risposta alle linee della vocalist.
Altra traccia parecchio interessante è “Blind”. Parte subito con l’intenzione di farci ballare. E ci riesce. 
In aggiunta alle 7 tracce registrate dalla band si aggiungono poi 6 remix realizzati da Deckard, Candid e Eraser.
Insomma: un ottimo connubio tra rock e dance impreziosito da sfumature elettroniche per l’opera prima dei baresi The People Speak, prodotta, registrata e missata da Beppe Massara.
Per concludere, non possiamo non sottolineare l’artwork originalissimo e bello (ma davvero bello) da vedere a cura di Nico Murri (Fabrica Fluxus art gallery).
Che altro aggiungere: ci piace!

Link utili:

Genere: indie, rock, electro. 

Intervista "fuori porta": due chiacchiere con gli Amari


Dariella, Pasta, Cero, Enri Colibrio, Enrico Berto. Gli Amari. Genere musicale: wrong pop. Da Udine. Su Demolition Kick una della band più eclettiche e attuali della scena musicale nazionale.



D.K.:
Gli Amari! Su Demolitionk Kick - Puglia Electro Groova! 
Innanzi tutto, grazie mille per la vostra disponibilità. 
Osservando la scena electro, ci siamo resi conto che molti producers e band vengono dal mondo dell’hip hop. Lo stesso vale anche per voi. Ci chiediamo quindi cosa stia succedendo. Secondo voi cosa spinge alcuni hippoppettari a cimentarsi con l’electro o comunque con generi che hanno molto a che fare con l’elettronica in generale?

AMARI:
Beh diciamo che è un fattore generazionale legato alle tecnologie audio. Nei 90 i primi a tormentare la musica con campionatori e laptop in cameretta (parliam di  persone che non sono necessariamente dei musicisti tout court) son stati sicuramente i produttori Hip hop. E per produttore hip hop si intende chiunque abbia avuto accesso a questo tipo di tecnologia in maniera amatoriale. Non stiamo parlando di chi ha sperimentato con l'elettronica in maniera consapevole (si parla di compositori di musica contemporanea passando per kraftwerk ecc... ). Parliamo di elettronica DIY, senza nozionistica, libera e senza schemi. Dall'altra parte c'è chi ha inizato a farlo con la Techno e sempre nei 90 per altro. Techno e Hip hop sono stati degli ottimi laboratori per creare musica senza essere musicisti. Per quanto riguarda il passaggio dall'hip hop all'electro invece crediamo sia stato un passaggio molto legato alla tendenza che in questi ultimi anni ha coinvolto il mondo del divertimento giovanile. Nei 90 si andava a ballare o lo ska o l'house nei club. Oggi invece masse di ragazzini pogano ascoltando i Crookers e Bloody Beetroots. E' questa la musica che eccita le masse. I produttori hip hop non si son fatti sfuggire l'occasione diciamo..


D.K.:
Arezzo Wave contribuisce alla vostra carriera. E siete con la Riotmaker dall’inizio. Con la stessa Riotmaker condividete l’idea di wrong pop. Ancora la vostra label si autodefinisce una happy label. Per farla breve, sudore, gavetta, ma tanta allegria. Ci pare sia lo spirito della vostra musica. Aggiungereste altri elementi al quadro?

AMARI:
Sicuramente un pizzico di amarezza. Quando selezioniamo il materiale testuale per i nostri dischi ormai abbiam capito qual'è il feeling di fondo di un pezzo degli amari. Tutto si potrebbe riassumere in "Cinismo nostalgico" ma in realtà il più delle volte è come se ci rendessimo conto che l'adolescenza per noi non si è mai conclusa.


D.K.:
I vostri testi sono spesso permeati di un romanticismo un po' disilluso. Questione di carattere o i tempi di oggi aiutano a sentirsi più disincantati?

AMARI:
Probabilmente è il risultato dello scontro tra il nostro temperamento (o quantomeno di chi scrive i testi Pasta e Dariella) e i tempi moderni. Siamo completamente impreparati a questi ultimi!!!


D.K.:
È evidente l’uso massiccio dell’elettronica nelle vostre produzioni. Vi smistate il lavoro o c’è qualcuno che se ne occupa più degli altri? Insomma, come nasce di solito un vostro pezzo? Da un beat, da un riff di synth, da un giro di chitarra…

AMARI:
Dipende. In primis dalla stanza in cui nascono i pezzi. Ogni disco ha avuto un Mac di riferimento per intenderci che spesso è il Mac più avanzato posseduto da uno di noi. Questo fa si che le canzoni cambino affido da disco a disco. Un pò come quando vinci un trofeo con una squadra e la coppa fa il giro delle case dei componenti di quest'ultima! Diciamo che spesso il tutto parte da dei loop ritmici, dei beat! Succede anche che si parta da un giro di chitarra con sopra una linea vocale...le vie del signore sono infinite insomma!  


D.K.:
“Le gite fuori porta” è uno dei vostri pezzi più popolari. Dato che ci piace essere parecchio indiscreti vorremmo farvi tre domande. Uno: il testo è molto particolare, ci piacerebbe conoscere gli input che vi hanno portato a scriverlo. Due: il video è molto divertente e ironico. Voi contro tutti o voi eclettici? Tre: il Synth schiacciatissimo che in pratica da il colore al pezzo. Possiamo domandarvi che macchina (harware o software) avete utilizzato? E con quali effetti l’avete processato? Più o meno per grandi linee… ☺

AMARI:
Gite fuori porta è una canzone che parla di rapporti a distanza, di quanto sia difficile gestirli e di quanto siano figli di questi tempi. Senza i social network sarebbe stato difficile  conoscere o frequentare persone distanti anche più di 500 km da te. Questo fattore ha condizionato i rapporti sentimentali, li ha resi più complessi e ne ha esteso le possibilità forse...FORSE. Il video era un modo per sorridere su come spesso ci si ghettizzi all'interno delle varie sottoculture giovanili, le nuove tribù per intenderci. Il tutto è ruotato attorno alla frase "vengo da te per litigare". Ma si è trattato di un consapevole depistamento rispetto al significato reale del pezzo. Per "Gite fuori porta" abbiamo usato un Synth teutonico (e si sente), il Nova della Novation e un sacco di compressori analogici che fanno ciccia!


D.K.:
Dopo “Poweri” state lavorando al nuovo disco? O vi state cimentando in altro? Vi va di svelarci qualcosa?

AMARI:
Stiamo lavorando a ben 2 dischi contemporanemente!;) Vi basta?


D.K.:
Direi di si!!! Che dire… siamo contentissimi di avervi “beccati”! Vi aspettiamo presto in Puglia!!!




PER MAGGIORI INFORMAZIONI SUGLI AMARI PUOI VISITARE:


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Pasta // RIOTMAKER RECORDS
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