lunedì 25 aprile 2011

HOT&COOL. DUE CHIACCHIERE CON I DEADBOTS.






ENGLISH.

DEADBOTS: THE INTERVIEW.

He’ from Dublin. She’s from Vancouver. They are the Deadbots, for us the cooltest electro band in this time.

D.K.:
This is a special interview for me. I love Deadbots and their music. So Nina, Paul, thanks a lot for you courtesy!
First question: when did you meet? And, when you become Deadbots?
NINA:
HEY DK!! > THANKS FOR THE WORDS ;)
We met in 2005 in Vancouver and in 2007 we started DEADBOTS.

D.K.:
Your music has a lot of influences from different genres. And it sounds so chic. What is your recipe for mixing all these flavours in the right way?
PAUL:
We both love all kinds of music. Especially older stuff. Nina loves The Rolling Stones, Billy Idol, David Bowie, Stevie Nicks. I love everything from disco to death metal. It all comes together somehow and we hope people enjoy something about it.

D.K.:
I wathced a video on youtube where Nina sings using the Kaoss Pad to process her own voice in real time. Sounds like fun! Do you use it often?
NINA:
I used to use it all the time for live shows to effect my vocals. It's really just a live show thing and yes, loads of fun.
But recently we've changed things up. :)

D.K.:
Do you have a studio where you produce your music? And what hardware or software do you use most?
PAUL
Yeah we have a studio. Lots of analog bits and pieces that change constantly. All the hardware is kept in sync with Ableton.

D.K.:
Girl on fire. It’s really amazing. The idea behind the video is simple but extremely cool, it seems to reflect your attitude, is it right?
DEADBOTS:
Thanks. Yeah we really like the track too. We had lots of diverse remixes on the EP too which was very cool. We really wanted to see how a director would interperet a video for the track. The awesome Danxzen and his team put the video together and we loved it. There's no hidden message in the track. It's just a fun, slightly risky video for a fun track.

D.K.:
What sohuld we expect from Deadbots in the near future? Live, release, one album…what?
NINA:
We just finished a collaboration with Sharam Jey and also we're remixing the track too. I hear some other great remixers on board too. We'll keep you posted :)
Also we're working on a track with Distraktt and are preparing 2 new EP's and a new music video is in the works. We can't say much more right now but we will for sure keep you updated when we can :)

D.K.:
Thanks againg for your time! I hope hearing from you soon. And let me say another time that I really love your music. See you soon!
DEADBOTS
Thanks man. Hopefully see you soon in Italy. 

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ITALIANO.

DEADBOTS. L'INTERVISTA. 

Lui di Dublino. Lei di Vancouver. Sono i Deadbots, a nostro parere uno dei gruppi electro più fighi in circolazione.

D.K.:
Questa per me è un'intervista speciale. Amo i Deadbots e la loro musica. Perciò, Nina, Paul, grazie mille per la vostra disponibilità!
Prima domanda: quando vi siete incontrati? E quando siete diventati i Deadbots?
NINA:
Ehy DK!! Grazie per le belle parole!
Ci siamo conosciuti nel 2005 e siamo diventati i Deadbots nel 2007.

D.K.:
La vostra musica è piena di influenze da diversi generi musicali. E suona molto chic. Qual è la vostra ricetta per miscelare tutti questi sapori nella maniera corretta?
PAUL:
Entrambi amiamo tutti i tipi di musica. Specialmente roba vecchia. NIna ama Rolling Stones, Billy Idol, David Bowie, Stevie Nics. Io amo tutto dalla disco al death metal. Mettiamo tutto insieme e speriamo che alla gente piaccia qualcosa di quello che facciamo. 

D.K.:
Ho visto un video su youtube in cui Nina usa il Kaoss Pad per processare la sua voce in tempo reale. Sembra divertente! Lo usate spesso?
NINA:
L'ho usato durante tutti i live per effettare la mia voce. E' davvero adatto ai live e si, è molto divertente!
Ma ultimamente abbiamo un po' cambiato le cose. :)

D.K.:
Possedete uno studio in cui producete la vostra roba? E quali hardware e software utilizzate?
PAUL:
Si abbiamo uno studio. Molta roba analogica e pezzi che cambiano in continuazione. Tutto l'hardware è tenuto in sincrono con Ableton. 

D.K.:
Girl on fire. E' davvero stupefacente. L'idea alla base del video è semplice ma estremamente cool, e sembra riflettere la vostra attitudine, è giusto? 
DEADBOTS:
Grazie. Si la traccia ci piace davvero molto. Ci sono diversi remix molto belli anche sull'ep. Eravamo davvero curiosi di vedere come un regista avrebbe interpretato il pezzo. Danxzen è stato impressionante e con il suo team hanno realizzato questo lavoro insieme e l'abbiamo subito amato. Non c'è nessun messaggio nascosto nella traccia. L'intenzione era divertire, ed il video è un po' rischioso per una traccia divertente. 

D.K.:
Cosa dobbiamo aspettarci in futuro dai Deadbots? Live, release, un album...cosa?
NINA:
Stiamo ultimando una collaborazione con Sharam Jey e stiamo anche preparando il remix della traccia. E ho sentito di altri bei remix: Te li posteremo! :)
Stiamo anche lavorando ad una traccia con Distraktte stiamo preparando due nuovi EP, ed è in lavorazione anche un nuovo video. 
Non possiamo aggiungere troppo altro ma ci terremo aggiornati appena possibile! :)

D.K.:
Grazie di nuovo per il tempo che ci avete concesso! Spero di sentirvi presto. E lasciatemi dire ancora che davvero amo molto la vostra musica. A presto!
DEADBOTS:
Grazie uomo. Speriamo di vederci presto in Italia.



LINK:


giovedì 7 aprile 2011

MIXARE: DUE CHIACCHIERE CON PAOLO PIERELLI.


Paolo Pierelli è da più di vent'anni nel mondo della musica. Ha lavorato tra le altre per EMI e Sony ed è sua la Point of View Records. Vederlo sul mixer è un'esperienza dal forte impatto emotivo, e molti dei dischi che ha prodotto sono stati elogiati dalla critica per l'ottima qualità del suono. Per dirne una, i monitor del suo studio li ha costruiti da solo...



D.K.:
Grazie mille Paolo per il tempo che ci concedi!
Hai cominciato abbastanza presto a stare sul mixer, tra fader e manopole. Sei anche stato all'estero. Ti va di raccontarci un po’ come hai cominciato?

PAOLO:
Tutto ha avuto inizio nel lontano 1978, quando ho messo piede per la prima volta in uno studio di registrazione e non ne sono più uscito fino a che decisi, a nemmeno 18 anni, di andare in Inghilterra e successivamente in Francia per sei anni, a lavorare in vari studi e devo dire che, allora, il rapporto che c'era all'estero con questo mestiere era talmente diverso e migliore di quello che c'era e c'è in Italia, che mi sembrava di aver cambiato non Paese, ma pianeta!!! Si lavorava tantissimo, bene e con ottimi guadagni ma la cosa fondamentale era che tutti eravamo considerati, ovviamente, lavoratori e non "ragazzi che si divertono". Un altro mondo!!!


D.K.:
Quando hai sentito l'esigenza di mettere su un'etichetta tutta tua? Com'è nata Point of View?

PAOLO:
Point nacque per soddisfare l'esigenza di dare spazio ad artisti che difficilmente avrebbero avuto modo di farsi notare e non per capacità ma semplicemente perchè diversi dagli standard imposti dalle major e dal mercato da loro gestito. Con Point of View Records posso dire di essere riuscito, dopo anni, a scardinare almeno in parte questo perverso modo di emarginare chi non è "standard" e di aver sensibilizzato il mercato non solo indie alla presenza di altre produzioni artisticamente valide ed interessanti.


D.K.:
Secondo te quanto ha senso mettere su un'etichetta discografica oggi, considerando i costi, i ricavi e un mercato che sembra impazzito?

PAOLO:
Oggi non so quanto possa essere indicato pensare ad una etichetta discografica nel senso che conosciamo. Il mercato è cambiato, se ancora possiamo parlare di mercato, e la fruizione della musica non è più stretto appannaggio del supporto fisico come non appartiene più ai media come radio, televisione e carta stampata. Oggi la fruizione della musica avviene tramite  moltissimi mezzi che stanno lentamente soppiantando quelli che fino ad oggi hanno detenuto l'esclusiva promozionale ed una etichetta deve sapersi muovere attraverso il nuovo mondo promozionale escogitando nuovi sistemi promozionali per rendere il proprio catalogo visibile e dare così visibilità ai propri artisti e lavorare molto sul costruire un catalogo editoriale che metta in condizione l'etichetta di poter utilizzare i brani per altre vie (colonne sonore, sonorizzazioni, pubblicità, ecc.) che possano compensare il calo di vendite dei supporti. Altro modo è quello di relegare la vendita quasi esclusivamente ai concerti live, contenendo i prezzi e trovando strategie di vendita che siano convenienti per chi compra e per chi vende.

D.K.:
Le tue produzioni sono ancora frutto di un processo quasi interamente analogico. Dal mixer alle altre macchine "magiche" presenti nella sala regia della POV. Soprassedendo all'inutilità di chiederti se sia meglio l'analogico o il digitale, sei uno che ha scelto di continuare a lavorare in una certa maniera. E in effetti i risultati poi si sentono. Quali sono i motivi alla base di questa tua scelta?

PAOLO:
Diciamo subito che non sono un nostalgico e che uso anche macchinari digitali. Spesso prediligo fare produzioni su macchine analogiche perchè, anche se molti sostengono il contrario, il suono di quelle macchine è tuttora imbattuto: se ascolti la registrazione di una batteria o di un basso fatta su macchine come Studer, Otari, Tascam ed altre, ti accorgi che c'è una grande differenza di dinamica, timbrica e presenza del suono. Uso anche il digitale, è chiaro, ma non credo che affronterei mai un mixaggio se non su un mixer analogico. La differenza è notevole ed il suono è reale. La mia scelta è data anche dall'esperienza maturata in 34 anni di lavoro in cui ho vissuto il passaggio dall'analogico al digitale e mi sono accorto dei giganteschi sforzi che facevano e fanno progettisti e programmatori per tentare di rendere il suono delle macchine digitali sempre più simile a quello delle macchine analogiche, con risultati, ancora oggi, abbastanza discutibili. Sapendo usare l'analogico e conoscendone la sonorità, perché non continuare ad usarlo quando e dove possibile? 

D.K.
Com'è in genere tuo rapporto con gli artisti che produci? E se possiamo domandarti, puoi svelarci uno degli album che hai prodotto al quale sei particolarmente affezionato?

PAOLO:
E' una domanda da cento milioni di Euro!!Il rapporto deve essere di reciproca collaborazione anche se il produttore deve anche riuscire a capire quali sono le reali capacità dell'artista e metterlo in condizione di poter dare il meglio di sè. Spesso è un rapporto abbastanza bilanciato ma accade anche l'opposto con forti tensioni e scontri verbali anche molto forti ma il produttore deve sempre saper gestire la situazione con classe e professionalità portando l'artista a ragionare in modo forse più distaccato ma sicuramente anche più funzionale all'economia del lavoro che si sta facendo. Non c'è un disco al quale sono particolarmente affezionato ma non perchè io sia un freddo calcolatore, al contrario. Ogni produzione ha fatto e fa parte, per me, di un preciso periodo della mia vita, con gli stati d'animo propri di quel momento.In base a questo, ma non solo, ogni produzione è unica ed irripetibile. Non amo riascoltare i dischi che ho fatto se non è strettamente necessario ma preferisco, invece, pensare a quello che verrà dopo, a come sarà, a come imposterò il lavoro, a cosa uscirà fuori dagli arrangiamenti che curo moltissimo. Ne ho fatti tantissimi,circa 470 tra produzione e conto terzi; posso dirti che alcuni come Methel & Lord, Angelica Sauprel Scutti e qualcun altro li reputo dei lavori particolarmente interessanti ma non sono particolarmente affezionato a nessuno di loro…sono passati ed ora guardo avanti, al prossimo album.

D.K.:
Noi ci occupiamo principalmente di electro tra le altre cose (e la produzione di elettronica dance non ti è del tutto estranea, lo sappiamo!). Ipotizziamo di avere kick, snare, hat e basso. Dobbiamo far ballare la gente, è quasi una missione. Uno strumento come il compressore è già fondamentale in questo stadio della produzione. Ti va di darci qualche dritta in proposito?

PAOLO:
Mi parli di compressore ed io ti rispondo che è uno strumento che può, se usato male, rovinare totalmente il più bel mixaggio del mondo!!! La compressione della dinamica, che NON è abbassare il volume, serve a dare maggiore attacco ad una cassa di batteria, a rendere un basso più "cattivo" o a rendere il mix del drum set molto potente, ricco di frequenze medio basse e con molto attacco. Tutto sta a saper gestire bene i parametri di THRESHOLD,  ATTACK, RELEASE e RATIO. Quello che posso dirvi è che un compressore NON E' e NON DEVE essere usato per gestire volume!!! La dinamica è ALTRA COSA!!!!

D.K.:
Che dire Paolo, 
se si potesse ti rapiremmo per farti ancora mille domande, ma rapire discografici in Italia mi sa che sia reato!
Grazie ancora per la tua disponibilità, e speriamo di risentirti in futuro.

PAOLO:
Credimi, se essere rapito da voi mi facesse riposare qualche giorno, non vi denuncerei davvero anzi, vi sarei grato per parecchi anni. Sono sempre a vostra disposizione per rispondere a domande o chiarire qualche dubbio e vi dico anche una cosa: lavorate tanto e producete sempre con la testa ed il cuore, mai soltanto con uno o l'altra. Oggi è necessaria la collaborazione e quindi cercate di lavorare uniti in un Paese dove la musica è ormai trattata nel peggiore dei modi. La musica è una cosa seria e va rispettata sempre. Grazie per lo spazio ed a presto.




PER MAGGIORI INFORMAZIONI SU PAOLO PIERELLI PUOI VISITARE:
http://www.pointofviewrecords.com

lunedì 4 aprile 2011

QUASI PUGLIESE: DUE CHIACCHIERE CON DANIELE ANTEZZA.


Un progetto: Dadub. Uno studio di mastering a Berlino. Parte da Matera e porta la sua musica in giro per Italia, Germania, Inghilterra, Russia…




D.K.:
Eeeeeeeeh, boomma.
Ciao Daniele! Amico, meridionale, musicista. Intenditore di buon dub e buon vino. Sei un emigrante, ti penti mai di aver lasciato l’Italia alla volta di Berlino?

DANIELE:
Ciao!! The next revolution will be “dubwine”! ahahahaha
Non mi pento assolutamente di aver lasciato l'Italia. A Berlino ho finalmente trovato lo spazio per potermi esprimere liberamente...a volte sento la mancanza del sole, del buon cibo (soprattutto del  pesce) e, naturalmente del buon vino, è comunque un buon prezzo da pagare..

D.K.:
Spazi tra dub, dubstep e techno. In ogni caso le tue produzioni sono meditative, eleganti e raffinate. Dadub sta ottenendo notevoli riscontri a livello internazionale. Parlaci un po di come ti sei avvicinato alla musica, di quando eri a Matera, e della decisione di spiccare il volo nell’Europa continentale…

DANIELE:
Prima di continuare nella chiacchierata vorrei dire che porto avanti sia lo studio di mastering sia il progetto Dadub con un'altra persona, Giovanni Conti, amico fraterno e persona senza la quale tutto quello che sta accadendo non sarebbe successo.
Quanto a Dadub hai centrato, il nostro obbiettivo è quello di creare una commistione tra “club culture” e approcci più vicini alla musica elettronica sperimentale; per noi “dub” è più una questione di approccio compositivo che una precisa definizione stilistica...siamo estremamente legati al concetto giamaicano di “upsetting”. Pur essendo molto tecnici adoriamo le imperfezioni dell'essere umano, e il dubbing si sposa con questa nostra visione estetica.
Sembra che, pian piano, questa formula stìa destando l'interesse del pubblico e della stampa specializzata, ed è una cosa molto bella, ma tutto ciò sta accadendo anche perchè Dadub fa parte dei “core artistits” di Stroboscopic Artefacts, label berlin-based che sta avendo un interessante riscontro nel panorama internazionale di musica elettronica. A breve tante novità!!!
Sin da bambino c'è sempre stata musica in casa, fortunatamente ho dei genitori con dei gusti musicali di tutto rispetto. Comunque sia, mi sono avvicinato alla musica da ragazzino, suonavo la batteria e strimpellavo piano, chitarra e basso. Poi sono arrivate le percussioni e infine il magico mondo della musica elettronica. Vivere a Matera è frustrante se fai musica elettronica, bene che ti vada sei trattato come un alieno; è un ambiente assolutamente chiuso, conservatore e assolutamente restìo alle novità. Unica realtà cui sono molto legato rimane invece Consciousness Sound System, crew roots-reggae di Matera.
La decisione di spiccare il volo è stata maturata dopo qualche mese di depressione, un paio d'anni fa...e penso di aver fatto la scelta migliore della mia vita.

D.K.:
Fatti un po di pubblicità! Come funziona lo studio di mastering che hai a Berlino? L’hai messo su da solo? I costi sono accessibili? Quali software o hardware compongono la dotazione dello studio?


DANIELE:
Artefacts Mastering Studio è nato inizialmente come “core element” della label Stroboscopic Artefacts; poi la decisione di trasformarlo in uno studio di mastering e postproduzione a tutti gli effetti.
Non l'ho messo su da solo, come accennato prima lavoro in stretta collaborazione con Giovanni Conti, toscano di nascita e berlinese anch'egli di adozione. Quanto ai costi all'inizio abbiamo avuto il fegato di metterci in gioco pur non avendo davvero nulla di costoso, solo tante nottate passate in bianco...poi, pian piano, abbiamo messo su un'attrezzatura decente.
Ad ogni modo, conta tantissimo la passione nel fare le cose; quando siamo in un club e la gente chiude gli occhi in estasi ascoltando un brano masterizzato da noi abbiamo raggiunto il nostro obbiettivo. Se attraverso il mastering porti in superficie le intenzioni dell'artista che ti commissiona il lavoro vuol dire che stai andando nella giusta direzione. É un lavoro che richiede enorme sensibilità e pazienza prima ancora che un'attrezzatura costosa.
Il nostro set up prevede uno stadio di lavorazione digitale (soprattutto per quanto concerne l' equalizzazione correttiva) e uno di processing in outboard. Il software host che utilizziamo è Logic, i plug-in a cui siamo affezionati sono DMG Equality, Rocket compressor, Voxengo Elephant (davvero un ottimo limiter!)..quanto all'outboard preferisco mantenere il segreto sul nostro arsenale, posso solo dirti che amiamo moltissimo usare l' Api 2500 Compressor; come convertitore utilizziamo Prism Orpheus e come sistema di monitoraggio le ATC SCM 50 ASL.

D.K.:
Altre esperienze lavorative? Tra workshop, sonorizzazioni e affini?

DANIELE:
Se le giornate durassero 40 ore farei volentieri anche queste altre cose. Ad ogni modo, capita di preparare installazioni o di sonorizzare spot promozionali, siti web, video, ecc..
Il tempo è purtroppo poco, quindi personalmente non sono alla ricerca continua di questo genere di lavori...capita saltuariamente.
Quanto alla didattica e workshop vedremo in futuro...per ora non sono al primo posto della nostra agenda.

D.K.:
Domanda di tipo confidenziale e amichevole. Farsi il culo. Per inseguire un sogno. Perché in Italia la musica è trattata male. Quante volte uno pensa di mollare? Quanta forza e determinazione occorrono oggi, perché il mondo è in crisi, il lavoro non c’è, e c’è chi corre ancora dietro ai sogni e non si arrende….

DANIELE:
Ho sempre vissuto di sogni e sempre lo farò, ma per farlo tocca lavorare duro ed essere organizzati. Nessuno ti regala niente e la vita non ti aspetta. In Italia tutto è più difficile perchè un mestiere come il mio non è considerato tale ma, se non molli in Italia quando poi lasci il tuo paese e ti metti in competizione hai tante “skills” da poterti giocare.
Personalmente però non vedo alternativa se non l'emigrazione per chi voglia intraprendere una carriera come la mia. Ho preso tanti di quei calci in Italia....diciamo che sono un po' stufo del “Belpaese” e delle sue reti di amicizie che puzzano di marcio.
Forza ce ne vuole tanta. Ho quasi 30 anni, pochissime certezze e vivo in un modestissimo appartamento in un quartiere non certo residenziale di Berlino. É un miracolo se pago in tempo bollette e affitto di casa e studio. Mi accontento di poco. Tutto quello che mi interessa è la musica, sarei disposto a morire per essa. È il mio primo e unico amore.
Se si è capaci di rinunciare alle cazzate (concedimi il termine) è già un buon punto di partenza.

D.K.:
Grazie mille Dan per il tuo tempo e la tua disponibilità. Un augurio: rompi il culo al mondo. Una richiesta: tienici sempre aggiornati e usa Demolition Kick per spammare senza sosta tutto quello che ti riguarda!
Un abbraccio!
(O quando scendi a Matera fatti sentire che ci dobbiamo spaccare di cibo e di vino! Le uniche cose buone che magari a Berlino mancano!)




PER MAGGIORI INFORMAZIONI SU DANIELE ANTEZZA PUOI VISITARE:



venerdì 1 aprile 2011

IPNOSI: DUE CHIACCHIERE CON DANIELE “PUNTURE D’INSETTO” RAGUSO.

Questa volta Demolition Kick si addentra nella provincia barese, a Castellana Grotte. E chiacchiera con Daniele, musicista elettronico che sforna dub distorto e caldo.




D.K.:
Ciao Daniele,
felicissimi di averti qui su Demolition.
Cosa facevi prima di “menarti” sul dub?

DANIELE:
Ciao, felice di apparire qui su Demolition.
Prima di creare Punture d’Insetto ho collaborato con band e musicisti locali (spaziando su diversi generi); poi un po’ all’improvviso ho capito che era giunta l’ora di creare qualcosa in piena autonomia. Nell’autunno del 2008 quindi è nata l’idea di  un progetto nel quale potessi unire ritmiche hip/hop, noise, industrial e chill-out.


D.K.:
E poi l’approdo al dub appunto. I tuoi artisti di riferimento sul genere?

DANIELE:
I miei ascolti e riferimenti sul genere sono molto limitati rispetto al mio variopinto pane quotidiano musicale (costituito da psytrance, indie rock, shoegaze, post punk, industrial e altro ancora).
E’ ovviamente innegabile l’influenza di artisti come Scorn, Meat Beat Manifesto e Techno Animal; ma anche Boards of Canada, Telefon Tel Aviv e Aphex Twin (per quanto riguarda il lato più ambiente e chill-out di Punture d’Insetto).


D.K.:
2009. Il tuo primo lavoro autoprodotto. Ti va di raccontarci ispirazioni, tecniche e mezzi usati?

DANIELE:
L’idea è nata verso la primavera del 2009; dopo un paio di concerti in giro per l’Italia, ho deciso di pubblicare il mio primo lavoro autoprodotto su vinile. Tra circa 10 brani composti, ho scelto 4 tra quelli a mio avviso più significativi e completi che bene esprimevano la “doppia personalità”  del progetto; da un lato noise, bassi profondi e distorsioni, dall’altro lidi emozionali, ambient e chill out. Grazie anche al supporto di collaboratori esterni, tra i quali Tommaso Danisi (Beam Studio), finalmente (tra missaggi, scelta del logo e grafica per il vinile) nel novembre del 2009 ho potuto ascoltare il mio lavoro su un giradischi.
Per la composizione ho utilizzato esclusivamente Logic Pro su macbook 13’’; su un brano (Waiting for Nothing) ho utilizzato anche una Roland Mc 808.


D.K.:
Produci di notte, vero?

DANIELE:
Di notte, di giorno, quando sono stanco, quando sono allegro, per distrarmi o per rilassarmi; almeno per la musica non dovrebbero esistere regole da rispettare…o almeno  in fase compositiva; poi c’è il lavoro “serio”, quando devi equalizzare, regolare i volumi, gestire il suono che non ti convince…la parte forse più impegnativa, ma altrettanto divertente!!!
Non sono un amante degli arrangiamenti in senso classico (intro/ritornello/finale), anzi spesso le mie composizioni risultano abbastanza ripetitive; quel che mi interessa è la ricerca del suono, il dettaglio di una cassa distorta, di un basso presente ed oscuro o semplicemente di un pad caldo e limpido; particolari cui attribuisco l’essenza stessa della mia musica.


D.K.:
Sei anche organizzatore di eventi, vero? Cosa “bolle in pentola?”

DANIELE:
Non posso anticiparti molto, in attesa di alcune conferme…posso per ora dirti che organizzerò una serie di appuntamenti musicali dedicati all’elettronica e generalmente alla musica sperimentale in una cornice assolutamente unica, le Grotte di Castellana.


D.K.:
Grazie mille per l a tua disponibilità. Sicuramente ci sentiremo presto, la tua musica ci piace davvero tanto!

DANIELE:
Grazie a te per i complimenti e  per lo spazio che concedi alle validissime realtà pugliesi qui su Demolition.
Ciaooooo
Daniele





PER MAGGIORI INFORMAZIONI SU DANIELE RAGUSO PUOI VISITARE:

NEWS ::: Les Traschick ::: Geddown (taste my lipstic) OUT ::: FLAT FROG

Nuova uscita per FLAT FROG, il duo Les trashick ci propone una traccia disimpegnata, fresca e altamente ballabile. Il prodotto è come al solito ben fatto, Flat Frog non tradisce mai! 
Altrettanto fortemente ballabile e un po più "cattivello" è il remix di Gigi Barocco. 
Ringraziamo Leti di Flat Frog per la sua professionalità e gentilezza.