giovedì 7 aprile 2011

MIXARE: DUE CHIACCHIERE CON PAOLO PIERELLI.


Paolo Pierelli è da più di vent'anni nel mondo della musica. Ha lavorato tra le altre per EMI e Sony ed è sua la Point of View Records. Vederlo sul mixer è un'esperienza dal forte impatto emotivo, e molti dei dischi che ha prodotto sono stati elogiati dalla critica per l'ottima qualità del suono. Per dirne una, i monitor del suo studio li ha costruiti da solo...



D.K.:
Grazie mille Paolo per il tempo che ci concedi!
Hai cominciato abbastanza presto a stare sul mixer, tra fader e manopole. Sei anche stato all'estero. Ti va di raccontarci un po’ come hai cominciato?

PAOLO:
Tutto ha avuto inizio nel lontano 1978, quando ho messo piede per la prima volta in uno studio di registrazione e non ne sono più uscito fino a che decisi, a nemmeno 18 anni, di andare in Inghilterra e successivamente in Francia per sei anni, a lavorare in vari studi e devo dire che, allora, il rapporto che c'era all'estero con questo mestiere era talmente diverso e migliore di quello che c'era e c'è in Italia, che mi sembrava di aver cambiato non Paese, ma pianeta!!! Si lavorava tantissimo, bene e con ottimi guadagni ma la cosa fondamentale era che tutti eravamo considerati, ovviamente, lavoratori e non "ragazzi che si divertono". Un altro mondo!!!


D.K.:
Quando hai sentito l'esigenza di mettere su un'etichetta tutta tua? Com'è nata Point of View?

PAOLO:
Point nacque per soddisfare l'esigenza di dare spazio ad artisti che difficilmente avrebbero avuto modo di farsi notare e non per capacità ma semplicemente perchè diversi dagli standard imposti dalle major e dal mercato da loro gestito. Con Point of View Records posso dire di essere riuscito, dopo anni, a scardinare almeno in parte questo perverso modo di emarginare chi non è "standard" e di aver sensibilizzato il mercato non solo indie alla presenza di altre produzioni artisticamente valide ed interessanti.


D.K.:
Secondo te quanto ha senso mettere su un'etichetta discografica oggi, considerando i costi, i ricavi e un mercato che sembra impazzito?

PAOLO:
Oggi non so quanto possa essere indicato pensare ad una etichetta discografica nel senso che conosciamo. Il mercato è cambiato, se ancora possiamo parlare di mercato, e la fruizione della musica non è più stretto appannaggio del supporto fisico come non appartiene più ai media come radio, televisione e carta stampata. Oggi la fruizione della musica avviene tramite  moltissimi mezzi che stanno lentamente soppiantando quelli che fino ad oggi hanno detenuto l'esclusiva promozionale ed una etichetta deve sapersi muovere attraverso il nuovo mondo promozionale escogitando nuovi sistemi promozionali per rendere il proprio catalogo visibile e dare così visibilità ai propri artisti e lavorare molto sul costruire un catalogo editoriale che metta in condizione l'etichetta di poter utilizzare i brani per altre vie (colonne sonore, sonorizzazioni, pubblicità, ecc.) che possano compensare il calo di vendite dei supporti. Altro modo è quello di relegare la vendita quasi esclusivamente ai concerti live, contenendo i prezzi e trovando strategie di vendita che siano convenienti per chi compra e per chi vende.

D.K.:
Le tue produzioni sono ancora frutto di un processo quasi interamente analogico. Dal mixer alle altre macchine "magiche" presenti nella sala regia della POV. Soprassedendo all'inutilità di chiederti se sia meglio l'analogico o il digitale, sei uno che ha scelto di continuare a lavorare in una certa maniera. E in effetti i risultati poi si sentono. Quali sono i motivi alla base di questa tua scelta?

PAOLO:
Diciamo subito che non sono un nostalgico e che uso anche macchinari digitali. Spesso prediligo fare produzioni su macchine analogiche perchè, anche se molti sostengono il contrario, il suono di quelle macchine è tuttora imbattuto: se ascolti la registrazione di una batteria o di un basso fatta su macchine come Studer, Otari, Tascam ed altre, ti accorgi che c'è una grande differenza di dinamica, timbrica e presenza del suono. Uso anche il digitale, è chiaro, ma non credo che affronterei mai un mixaggio se non su un mixer analogico. La differenza è notevole ed il suono è reale. La mia scelta è data anche dall'esperienza maturata in 34 anni di lavoro in cui ho vissuto il passaggio dall'analogico al digitale e mi sono accorto dei giganteschi sforzi che facevano e fanno progettisti e programmatori per tentare di rendere il suono delle macchine digitali sempre più simile a quello delle macchine analogiche, con risultati, ancora oggi, abbastanza discutibili. Sapendo usare l'analogico e conoscendone la sonorità, perché non continuare ad usarlo quando e dove possibile? 

D.K.
Com'è in genere tuo rapporto con gli artisti che produci? E se possiamo domandarti, puoi svelarci uno degli album che hai prodotto al quale sei particolarmente affezionato?

PAOLO:
E' una domanda da cento milioni di Euro!!Il rapporto deve essere di reciproca collaborazione anche se il produttore deve anche riuscire a capire quali sono le reali capacità dell'artista e metterlo in condizione di poter dare il meglio di sè. Spesso è un rapporto abbastanza bilanciato ma accade anche l'opposto con forti tensioni e scontri verbali anche molto forti ma il produttore deve sempre saper gestire la situazione con classe e professionalità portando l'artista a ragionare in modo forse più distaccato ma sicuramente anche più funzionale all'economia del lavoro che si sta facendo. Non c'è un disco al quale sono particolarmente affezionato ma non perchè io sia un freddo calcolatore, al contrario. Ogni produzione ha fatto e fa parte, per me, di un preciso periodo della mia vita, con gli stati d'animo propri di quel momento.In base a questo, ma non solo, ogni produzione è unica ed irripetibile. Non amo riascoltare i dischi che ho fatto se non è strettamente necessario ma preferisco, invece, pensare a quello che verrà dopo, a come sarà, a come imposterò il lavoro, a cosa uscirà fuori dagli arrangiamenti che curo moltissimo. Ne ho fatti tantissimi,circa 470 tra produzione e conto terzi; posso dirti che alcuni come Methel & Lord, Angelica Sauprel Scutti e qualcun altro li reputo dei lavori particolarmente interessanti ma non sono particolarmente affezionato a nessuno di loro…sono passati ed ora guardo avanti, al prossimo album.

D.K.:
Noi ci occupiamo principalmente di electro tra le altre cose (e la produzione di elettronica dance non ti è del tutto estranea, lo sappiamo!). Ipotizziamo di avere kick, snare, hat e basso. Dobbiamo far ballare la gente, è quasi una missione. Uno strumento come il compressore è già fondamentale in questo stadio della produzione. Ti va di darci qualche dritta in proposito?

PAOLO:
Mi parli di compressore ed io ti rispondo che è uno strumento che può, se usato male, rovinare totalmente il più bel mixaggio del mondo!!! La compressione della dinamica, che NON è abbassare il volume, serve a dare maggiore attacco ad una cassa di batteria, a rendere un basso più "cattivo" o a rendere il mix del drum set molto potente, ricco di frequenze medio basse e con molto attacco. Tutto sta a saper gestire bene i parametri di THRESHOLD,  ATTACK, RELEASE e RATIO. Quello che posso dirvi è che un compressore NON E' e NON DEVE essere usato per gestire volume!!! La dinamica è ALTRA COSA!!!!

D.K.:
Che dire Paolo, 
se si potesse ti rapiremmo per farti ancora mille domande, ma rapire discografici in Italia mi sa che sia reato!
Grazie ancora per la tua disponibilità, e speriamo di risentirti in futuro.

PAOLO:
Credimi, se essere rapito da voi mi facesse riposare qualche giorno, non vi denuncerei davvero anzi, vi sarei grato per parecchi anni. Sono sempre a vostra disposizione per rispondere a domande o chiarire qualche dubbio e vi dico anche una cosa: lavorate tanto e producete sempre con la testa ed il cuore, mai soltanto con uno o l'altra. Oggi è necessaria la collaborazione e quindi cercate di lavorare uniti in un Paese dove la musica è ormai trattata nel peggiore dei modi. La musica è una cosa seria e va rispettata sempre. Grazie per lo spazio ed a presto.




PER MAGGIORI INFORMAZIONI SU PAOLO PIERELLI PUOI VISITARE:
http://www.pointofviewrecords.com

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