mercoledì 16 marzo 2011

Suonare elegante: due chiacchiere con Andrea “Cinik” Senatore.


Compositore, polistrumentista, cantante, performer. Diplomato al conservatorio di Bari in “Musica applicata alle nuove tecnologie”. Da Lecce un musicista completo e capace di interagire con altre forme d’arte.




D.K.:
Ciao Andrea! Bentrovato su Demolition Kick.
Pianoforte. Percussioni. Elettronica. Nuove tecnologie e video. Ascoltando i tuoi pezzi sembra che tu sia in bilico tra passato e futuro. E’ così?

ANDREA:
Si, è così! Mi piace pensare alla musica, come ad un'entità preesistente, un flusso continuo che parte dall'inizio dei tempi e va avanti come una corrente autonoma, piena d'energia ed elettrica. Attraverso questo flusso come un esploratore o un astronauta che vaga in questa non/dimensione in cui il concetto di tempo, e quindi di passato/presente/futuro, è molto relativo. Questa mia concezione della musica, quindi, si riflette in quello che faccio: ogni cosa è funzionale all'espressione.  Se ho bisogno di uno strumento, allora lo uso. Non ho preclusioni di nessun tipo, utilizzo di tutto: qualunque cosa (strumento/oggetto) il cui suono mi attragga o, ancor meglio, mi rapisca. La parola stessa lo dice, sono strumenti quindi oggetti funzionali alla realizzazione di qualcosa; sta a noi scegliere. E' un po' come fanno i pittori con i colori. Il mio percorso musicale “trasversale” poi, mi permette di suonare tutti gli strumenti all'interno dei miei brani.


D.K.:
Ti occupi anche di colonne sonore. Qual è il tuo approccio all’opera in questo senso? Come ti “muovi” insomma?

ANDREA:
La prima cosa che faccio è leggere la sceneggiatura e quindi il soggetto per vedere cosa mi comunica e se mi piace. Poi guardo il film, il corto o lo spot che devo musicare.  Da questo momento inizia una fase che definirei “intima”: mi isolo per lungo tempo e mi lascio “pervadere” dalle immagini cercando, di volta in volta, di tradurre in musica quello che sento. E' un processo che può durare qualche giorno come qualche mese, dipende dalla complessità del lavoro e dal tipo di linguaggio sonoro che scelgo. Spesso mi piace inserire musica “anempatica”, cioè in totale contrasto col mood della rappresentazione, perchè secondo me, proprio grazie alla sua natura, rafforza la sequenza. Non parto con un'idea a priori anzi  cambio continuamente  gli arrangiamenti finchè non mi ritengo soddisfatto. Sono molto pignolo nella composizione: posso passare settimane su un singolo suono e lavorarlo finchè non sento che funziona. Utilizzo molto i suoni nascosti, che apparentemente non vengono sentiti, ma che stanno lì ed influenzano i brani e l'esperienza d'ascolto; per questo motivo consiglio sempre di ascoltare le mie cose in cuffia, proprio per cogliere tutte le sfumature possibili.


D.K.:
Qual è il tuo rapporto con le “macchine”?

ANDREA:
Direi fondamentale! Le considero un'estensione della mia creatività, un mio alter ego. Probabilmente ancora non abbiamo capito del tutto il potenziale che abbiamo sotto le mani. Utilizzo tutto ciò che l'elettronica mi offre: computer, sintetizzatori, drum machine, tastierine giocattolo, giocattoli sonori anni '80 ecc. ecc. Ho cominciato da piccolo col commodore 64 e lo uso ancora! La creazione del suono è irrinunciabile per me: parto sempre dalla forma d'onda, da zero. Non ho mai usato un preset, un suono prefatto o un sample di altri perchè sarebbe come tradire me stesso: è una cosa terribilmente sminuente oltre che scorretta e poco onesta nei confronti di chi ti ascolta. Bisogna essere se stessi e mettersi in gioco del tutto! Credo che avrei fatto lo stesso lavoro anche se fossi nato nel '700 ma vuoi mettere la comodità di avere subito un'idea di come suona un brano?! L'individualizzazione del processo creativo e l'azzeramento dei tempi sono le vere rivoluzioni del digitale...


D.K.:
Numerose collaborazioni, e un bel po’ di soddisfazioni. Il premio Demo Rai per esempio, o un brano pubblicato da Sony/BMG sulla compilation Soundsation, fino alla pubblicazione di un’altra traccia da parte della Stroboscopic Record di Los Angeles. Un ottimo curriculum. Il futuro che colore ha?

ANDREA:
Tutti i colori possibili!Sono un artista che ama spaziare, esplorare nuovi territori e crescere sempre di più. Sono artisticamente imprevedibile, non amo ripetermi. Quando ottengo qualcosa penso subito al prossimo obiettivo, sono molto inquieto ma è un'inquietudine sana e propositiva. Credo molto nello scambio e nella collaborazione, detesto la spicciola competizione soprattutto nell'arte. Ho la fortuna di collaborare con artisti  eccezionali, che mi hanno dato tanto e a cui, probabilmente, ho dato anch'io. Per me viene prima l'elemento umano, poi quello artistico e professionale: se c'è feeling allora è fatta! Così è avvenuto con Giovanni Sollima, uno dei più grandi violoncellisti e compositori post-moderni in circolazione. Dopo qualche ora che ci eravamo conosciuti ci siamo detti: “dobbiamo fare un disco insieme!”, e così è stato!
Ho due dischi in uscita con la Miraloop records: 4 types of me e De/nucleo.
“4 types of me” è un Ep e contiene canzoni cantate, il singolo “The feeling inside” si può ascoltare qui http://soundcloud.com/andrea-cynic-senatore/the-feeling-inside
“De/Nucleo” invece vede il featuring di Giovanni Sollima: è un disco sperimentale e quasi interamente strumentale, un concept sul mito che parte dalla mia volontà di scomporre ai minimi termini il suono per ricostruirlo in modi/mondi alternativi. Potete vedere il video del singolo estratto dal disco ed intitolato “Oceano” qui
Ho appena iniziato a produrre nuovo materiale: vi aspettano tante novità...


D.K.:
Grazie mille per il tuo tempo Andrea. Ti auguriamo tanta fortuna e ti facciamo i più sentiti complimenti per l’alto livello della tua musica!

ANDREA:
Grazie a voi per la vostra disponibilità e serietà, siete una bella realtà e siete proprio quello di cui abbiamo bisogno, specie noi del sud. Bisogna unirsi, fare gruppo: ognuno con le sue peculiarità certo, ma insieme ci si arricchisce e si è più forti. La collaborazione è tutto! Bravi ragazzi, a presto!




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